Data | Ora |
---|---|
20/11/2024 | Dalle 21 |
21/11/2024 | Dalle 21 |
22/11/2024 | Dalle 21 |
23/11/2024 | Dalle 15 |
Dalle 21 | |
24/11/2024 | Dalle 15.30 |
durata 3 ore
Re Lear sovrano di Britannia, ormai anziano, deve decidere come suddividere il suo regno tra le tre figlie. Nello spettacolo tutta la vicenda viene accompagnata dalla scenografia; grandi tele disegnate circondano lo spazio con una danza macabra, una teoria di scheletri che indossano corone dorate per emergere dal buio della scena. Il trono del re che rinuncia al suo potere è un cumulo contorto di legno e metallo, che ingloba sedie, poltrone, lance e armi da fuoco. Sono macerie, così come gli altri elementi che scandiscono la scena, attraversata da divise minacciose ma anche da abiti da sera, dal nero dei quali si distaccano solo Cordelia e il matto.
Elio De Capitani è il vecchio e tormentato re, protagonista di un doloroso viaggio alla scoperta di sé. Accanto a lui Elena Russo Arman (Regan), Elena Ghiaurov (Goneril) e Viola Marietti (Cordelia) nei ruoli delle figlie e ancora Mauro Berardi (Edgar/Borgogna), Mauro Lamantia (il matto), Giuseppe Lanino (Albany), Giancarlo Previati (Gloucester), Alessandro Quattro (Cornwall), Nicola Stravalaci (Oswald/Francia), Umberto Terruso (Kent), Simone Tudda (Edmund).
Re Lear non è solo una parabola, è anche un capolavoro di potentissimo teatro: i suoi personaggi, oltre a essere figure esemplari di una moralità medioevale hanno la tridimensionalità della vita. La caduta di Lear nella follia è la descrizione di una progressiva demenza senile e il realismo psicologico con cui viene descritta la reazione di chi con questa demenza deve fare i conti è di una precisione quasi scientifica. L’inadeguatezza delle due sorelle maggiori, la concretezza di Cordelia, l’energia positiva di Kent, il sadismo di Cornwall e la straziante condizione dei due infelici figli di Gloucester. L’uomo è solo con la sua arroganza, la sua crudeltà e il suo dolore. La fragile speranza di una qualche consolazione sta solo nella consapevolezza del male che si è fatto e nell’accettazione del proprio destino.